Viviamo la quotidianità in una sorta di sottrazione alla non verità, dove la verità è nell’immagine e non nella “vita vissuta.
La serie di ri-fotografie fa parte di un processo di “sottrazione all’immagine”: una lotta alla de-realtà mediata dall’eccesso di narrazione passiva dovuta al debordare delle immagini. Una ribellione a una pienezza raffigurativa che rende il mondo cono-scibile solo con la mediazione dei filtri, di fatto deprivando la vis immaginifica del suo stesso potere. Mostrare finisce a margine; il vuoto si assume la responsabilità: il pubblico è liberato dalla mia tirannia. Io stesso mi rivelo spogliandomi del mio ruolo.
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